Honoranda madre, la pace di Cristo sia con voi. Io so
che voi vi meravigliate che non vi ho scritto da molti giorni. Ma questo
non ho fatto perché mi abbia dimenticato di voi; bensì per
mancanza di messi: non me n'è occorso nessuno in questo tempo, che
sia venuto a Ferrara da Brescia... Andando io a Genova, mi disse che, quando
fossi a Pavia, avrei avuto messi ogni giorno, e che da Pavia vi scriverei.
Sicché essendo io mandato per obbedienza a predicare questa quaresima
a Genova, ed essendo giunto a Pavia, secondo che avevo disposto vi scrivo,
notificandovi che io sto bene, e sono contento quanto alla mente e sano
quanto al corpo, benché sia stanco del cammino; ed ho ancora lunga
via insino a Genova.
Altro non so che notificarvi se non che da voi...
non ho avuto lettera niuna da poi che non vi vidi, né avvisazione
di fatti vostri...; ma ne immagino bene che voi siete in tribolazione;
onde io priego, quanto può la mia fragilità, continuamente
Iddio per voi. Altro non so che fare: se altrimenti vi potessi aiutare,
vi aiuterei. Ma una volta essendo io libero, mi son fatto servo per amore
di Gesù, il quale per mio amore si fece uomo e prese forma di servo,
per farmi libero poi in tutta la gloria della libertà dei figli
di Dio. E però studio quanto io posso di servire a lui, e per nessun
aggetto terreno e carnale cercherò di sottrarmi alle fatiche,
lavorando volentieri nella sua vigna in diverse città; acciocchè
io salvi non solamente l'anima mia, ma anche quella degli altri; temendo
inoltre grandemente il suo giudizio, se non facessi a questo modo. perché,
se lui m'ha dato il talento, bisogna che io lo spenda in quel modo che
a lui piace. Cosicché, madre mia dilettissima, non vi deve essere
gravoso se mi allontano da voi, e se io vado in diverse città
discorrendo. Perché tutto questo lo faccio per la salute di molte
anime, predicando, esortando, confessando, insegnando e consigliando. E
non vado mai da loco a loco se non per questo fine, per il quale anche
mi mandano sempre i miei prelati. E però piuttosto vi dovete confortare
che Dio si sia degnato di eleggere uno dei vostri frutti e porlo a tanto
ufficio.
Se io stessi a Ferrara continuamente, credetemi
che non faria tanto frutto quanto faccio di fuori, sia perché nessun
religioso, o pochissimi, fanno mai frutto di santa vita nella patria propria...,
sia perché non è data tanta fede a uno della patria, quanto
a un forestiero, e nella predicazione e nei consigli. E però dice
il nostro Salvatore che no è profeta accetto nella patria sua. Cosicché
ancora lui non fu accetto nella sua patria.
Dal momento dunque, che Dio s'è degnato
di eleggere me, dai miei peccati, a tanto ufficio, di cui lo ringrazio
infinite volte, state contenta, che io stia nella vigna di Cristo, fuori
della patria mia dove io so che senza comparazione faccio maggior frutto
all'anima mia e a quella degli altri, di quella che farei a Ferrara. Nella
quale, se io stessi e volessi fare quello che io faccio nelle altre città
io se che mi sarebbe detto quel che era detto dai compatrioti di Cristo...:
Non è costui fabbro e figliuolo di un fabbro e figliuolo di Maria?
E non si degnavano di udirlo. Così diranno di me: Non è costui
quel maestro Hieronimo che feceva li tali e tali peccati, che era come
noi? or sappiamo bene chi è costui. E non udranno devotamente le
mie parole. Onde a Ferrara molte volte m'è stata detto da alcuni
che mi vedono in tale esercizio di città in città, che i
nostri frati devono aver bisogno di uomini. Come dicessero: Se in tante
cose esercitano te, che sei vile, certa cose è che hanno bisogno
di uomini. Ma fuori della patria mia non m'è detto tali parole.
Anzi, quando io voglio partire, piangono uomini e donne, ed apprezzano
grandemente le mie parole. Non scrivo questo perché mi diletti di
lodi, ma per dimostrarvi quale sial il mio fine in questo mio stare fuori
della mia patria; e sappiate che io lì sto volentieri; perché
io so che io faccio cosa più grata a Dio e salutifera a me e alle
anime... E però, madre mia, non vi dolete di questo, perché
quanto più diventerò gradito a Dio, tanto più le mie
orazioni per voi avranno valore presso di lui.
Né vi crediate essere da lui
abbandonata per la tribolazione; anzi, forse per questa via vi vuole salvare
con i vostri figliuoli, e vuole esaudire le mie orazioni, nelle quali io
non prego che vi dia della roba, ma che vi dia della sua grazia...
Io credeva di scrivere poche parole, ma l'amore m'ha fatto trascorrere
la penna ed ho aperto a voi il mio cuore più che io non aveva pensato
di fare... Oggi, poi che avrò mangiato, piglierò il cammino
verso Genova. Pregate Dio che mi conduca salvo e che mi faccia far gran
frutto in quel popolo.
Scritta da Pavia, in fretta, il dì della Conversione
di san Paolo Apostolo 1490
Vostro figluolo Frate Hieronimo Savonarola
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